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Contro la Germania e l’Euro? Solo italioti a causa dei quali il Belpaese viene deriso

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Il sentimento antigermanico, come quello anti-Euro, è proprio degli italioti: la sottospecie umana a causa della quale l’Italia viene derisa nel mondo intero.

Il loro motto è uno: chiagne e fotte. E solo questo fanno, i succitati, da sera a mane: chiagnere e fottere.

Tutto ciò che è mediocre, vile, corrotto, obbrobrioso, riprovevole e raccogliticcio, ai loro occhi appare giusto in quanto vi si rispecchiano. Tutto ciò che incarna valentia, bellezza, talento, merito e acume, ciò ch’essi non hanno, appare loro esecrabile e miserando. Ciò che compiono, quotidianamente, è una trasvalutazione alla rovescia (per come l’intendeva Nietzsche) dei valori: ciò che è alto, a loro giudizio, ha da essere basso; ciò che è basso, viceversa, ha da essere alto. Il mondo alla rovescia. L’avvento dell’Anticristo.

Costoro, come una pestilenza in fase d’espansione, ultimamente appaiono in ogni dove; e, talvolta, sotto forma di docenti universitari. Mai, però, che occupino il vertice della piramide accademica: non sono “ordinari”, acclamati universalmente per opere e sapere, ma semplici e sconosciutissimi professori “associati”. Persone la cui opinione, nelle nazioni evolute e prospere, nessuno si sognerebbe nemmeno di sondare.

Il loro curriculum vitae è inesistente. Opere di riconosciuto valore scientifico, e segnatamente sulle cosiddette aree valutarie ottimali, nemmeno mai ne hanno vergate. Sono la radice quadrata di zero. Ma, nell’Italia degli italioti, la fanno da padrone: rispecchiandone, al meglio, ogni singola patologia. A cominciare dalla conclamata mediocrità.

Il Pil del Belpaese cresce meno di quello medio dei paesi Ocse dal 1983, cioè da prima che venisse stipulato il Trattato di Maastricht ed adottato l’Euro? A loro non importa: se l’Italia naviga in cattive acque, cresce poco ed ha una elevata disoccupazione, la colpa non è sua, ma della perfida Germania che le ha imposto la valuta unica per soggiogarla.

Dagli anni ’90, cioè da prima che entrassero in vigore Maastricht e l’Euro, la spesa pubblica italica complessiva (in rapporto al Pil) è tra le più alte d’Europa e ciò, come avviene dal 1998, richiede che lo sia anche la sua pressione fiscale (elevata, appunto, perché deve finanziare una spesa abnorme)? A loro non importa: se si pagano troppe tasse, e ciò frena la crescita, la colpa è della Germania e dell’Euro, mica del fatto che milioni di italioti campino parassitariamente alle spalle dei propri connazionali grazie alle mammelle di Pantalone (fornitori che vendono beni e servizi alla Pubblica Amministrazione a prezzi non concorrenziali e di mercato, consulenti di amministrazioni locali, forestali, lavoratori socialmente inutili, dipendenti delle Camere e dei Comuni, delle Regioni, delle Province e delle Municipalizzate).

Non vogliono che l’Italia rimedi ai propri limiti, che evolva e progredisca, rimuovendo le sacche di parassitismo e di socialismo reale che la soffocano e valorizzando, finalmente, tutto ciò che abbia qualità e spessore. Nient’affatto. Essi bramano che l’Italia dei mediocri, dei “tengo famiglia” e dei raccomandati, dei dipendenti comunali fancazzisti e di coloro che campano solo grazie ai soldi di Pantalone, sèguiti a vivere così com’è (stritolando l’Italia che vale).

Visto, però, che questa italietta parassitaria costa e si mostra poco competitiva sui mercati internazionali, essi allora propongono di sottoporla ad una cura miracolosa.

Il corridore-Italia non riesce a vincere i 100 metri perché nel suo team ci sono troppe persone che non si allenano e passano le giornate, per di più, ad oziare e tracannare birra? E che problema c’è? Basta un aiutino, il doping: la fuoriuscita dall’Euro e dall’Unione europea. Il che consentirebbe di far ricorso alla “svalutazione competitiva”: il Viagra che bramano tutti coloro cui non si drizza.

A preconizzare i risultati che la duplice fuoriuscita comporterebbe, al pari della summenzionata svalutazione, essi richiamano alla memoria ciò che capitò, nel ’92-’95, all’economia nostrana quando si decise di svalutare fortemente la liretta.

Eccone gli effetti; ben diversi, però, da quelli che i succitati professoruncoli raccontano.

Cose un po’ diverse da quelle che narrano gli italioti (anti-Euro) del chiagne e fotte.

Un cancro che affossa da decenni il Paese e che lo sta conducendo dritto nella bara.

«Siamo una squadra fortissimi / fatta di gente fantastici / e nun potimm’ perde / e fa figur’ ‘e mmerd’. Perché noi siamo bravissimi / e super quotatissimi / e se finiamo nel balatro / la colpa è solo dell’albitro».




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