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In un paese normale, Renzi sarebbe già stato costretto ad abbandonare la politica

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Faremmo cosa buona e giusta, noi cittadini di questo scalcagnato paese che ha nome Italia, se iniziassimo a farci un esame di coscienza e a porci qualche quesito; uno su tutti: posto che la classe politica di una nazione ne rispecchia sempre fedelmente il popolo, e la nostra sin qui ha fatto semplicemente schifo, in che modo dovremmo cambiare noi tutti affinché anche quella, almeno nella cosiddetta Terza Repubblica, cambi?

Forse dovremmo iniziare a pretendere di più da noi stessi. Essere meno indulgenti ed autoassolutori. Smettere di pensare che tutto ciò che di marcio c’è nel Belpaese, dipenda solo e soltanto da lor signori politici: come se quest’ultimi, nel bene come nel male, non fossero in tutto e per tutto eguali a noi. Iniziare a rispettare un po’ più le leggi; e, anziché acconciarci comodamente a violarle, quando ci paiano sbagliate ed inique, lottare democraticamente e pacificamente per cambiarle. Migliorare noi stessi, insomma, per migliorare chi ci rappresenta nelle istituzioni. Forse dovremmo partire da qui. Anche se costa fatica.

Fatto questo, dovremmo iniziare a definire standard comportamentali cui i signori del Palazzo dovrebbero scrupolosamente attenersi: pena la fine della loro carriera politica.

Quali potrebbero essere questi standard? Quelli comunemente in vigore nelle nazioni evolute: un politico non può violare le leggi; deve essere come la moglie di Cesare, cioè al di sopra di ogni sospetto; se ha procedimenti penali a carico, o peggio una condanna (anche non definitiva), ferma restando la presunzione di innocenza, deve dimettersi fino a quando la sua posizione non venga chiarita.

Ecco, se il rispetto di questi standard fosse già preteso da tutti noi, alcuni politici che oggi dicono di rappresentare il “nuovo”, avrebbero già dovuto ritirarsi a vita privata: è il caso di Beppe Grillo e di Matteo Renzi.

Il primo ha aderito a due condoni tombali e ad uno edilizio: cosa che, di norma, i galantuomini non fanno perché, non violando le leggi, non abbisognano di sanatorie. Come se non bastasse, è notizia di qualche giorno fa, anche sua moglie ha evaso il Fisco: per non pagare l’Imu su una casa, ha dichiarato di abitarvi; quando in realtà non era vero.

Per questi comportamenti, in un paese normale come il Regno Unito, la Germania o gli Stati Uniti, Grillo sarebbe già stato “processato” dalla stampa e costretto a dimettersi.

Passiamo a Renzi.

Due anni fa, il Nostro è stato condannato in primo grado, dalla Corte dei Conti, per danno erariale: nel proprio staff avrebbe assunto, in spregio alla legge, quattro segretarie prive del diploma di laurea. Ferma restando la presunzione di innocenza, se il Nostro fosse stato un politico inglese, americano o tedesco sarebbe già stato gentilmente invitato ad abbandonare la politica. E lo avrebbe fatto.

Ma non finisce qui.

Da qualche settimana, il Toscanaccio ha intrapreso una crociata demagogica e populista contro i pensionati che percepiscono un vitalizio calcolato col metodo retributivo: dovrebbero restituire parte della pensione, visto che quest’ultima non è commisurata ai contributi che hanno versato. Questo asserisce.

Peccato che il Nostro, su questo tema, farebbe bene a non proferire verbo. Visto che ha molto di che farsi perdonare.

Si dà il caso, infatti, che, undici giorni prima che fosse ufficializzata la sua candidatura alla Presidenza della Provincia di Firenze, egli, fino ad allora impiegato con un contratto precario presso l’azienda di famiglia, si sia fatto assumere fittiziamente da quest’ultima con la qualifica di dirigente. Tanto la cosa non avrebbe pesato sui bilanci dell’impresa: divenuto Presidente della Provincia, infatti, il Nostro sarebbe stato collocato in aspettativa; l’azienda non avrebbe dovuto versagli lo stipendio ma solo i contributi previdenziali; e questi, poi, le sarebbero stati rimborsati dal contribuente, in ossequio all’articolo 83 del Testo Unico sugli Enti Locali.

Morale della favola. Grazie a questo trucchetto, degno di un Mastella, Renzi, pur non avendo lavorato, ha maturato, a spese del contribuente, nove anni di contributi pensionistici cui non avrebbe avuto diritto.

Per tale condotta, formalmente lecita ma sostanzialmente furbesca per non dire fraudolenta, in un paese normale, tipo il Regno Unito o la Germania, il Nostro sarebbe stato prima crocifisso a dovere dalla stampa e poi indotto a dimettersi. Visto, però, che l’Italia è un paese di “furbi”, Renzi è ancora in pista, esattamente come Grillo, e le sue piccole (?) malefatte non indignano alcuno.

E la Terza Repubblica è solo un miraggio.

Ps. Anche Nicola Zingaretti, attuale Presidente della Regione Lazio, ha fatto ricorso al summenzionato trucchetto (come rivelato dai Radicali).

«I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi. Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia; non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente sulla magistratura, nella pubblica istruzione, ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. – questi è un fesso. I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini» (Giuseppe Prezzolini).




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